La quarta generazione Castorina
“Le cose migliori si ottengono solo con il massimo della passione.”
Johann Wolfgang Goethe
Io rappresento la quarta generazione di artigiani del legno Castorina e sono consapevole della storia che mi ha preceduto e del nostro essere produttori di bellezza, detentori di un’arte e di sapienze antiche a cui si deve un rispetto e una stima mai abbastanza valorizzati.
Ho iniziato a lavorare in negozio a 16 anni, subito con la pratica, che in bottega “resta sempre la migliore teoria“. I miei primi lavori sono stati quelli che si affidano sempre agli apprendisti: la scartatura di cornici e di mobili, una pratica che ti lascia le mani doloranti e i vestiti e i capelli pieni di polvere. Una pratica che si odia subito, istintivamente. Dopo un po’, però, capisci che anche scartare ha un metodo e che – se lo segui – non ti stanca più, non fa più male. Così cerchi un oggetto nuovo, uno che non hai mai lavorato. E con il tempo ti accorgi che la varietà dei lavori e le astuzie di cui fare tesoro sono innumerevoli. “Ruba con gli occhi” mi diceva il mio babbo e io, contento, immagazzinavo tutto in quello scaffale immaginario che si trova a metà strada tra il cervello e il cuore.
Veder nascere per la prima volta dalle mie mani un oggetto da un pezzo di legno e portarlo alla sua realizzazione compiuta, scegliendo la finitura adeguata, è un momento che non dimenticherò mai: in quel momento anch’io mi sono sentito realizzato. Ed è una sensazione che si ripete identica ogni volta, con ogni nuova creazione. Sono una persona fortunata, perché ho avuto la possibilità di fare un mestiere di cui sono appassionato.
Mio nonno diceva sempre: “C’è qualcosa di magico che mi lega al banco di lavoro, qualcosa di più del semplice impegno quotidiano“. Ed è vero. Il profumo del legno, il suono dei propri utensili, i riflessi della foglia d’oro, dell’argento, i colori delle terre naturali, dei pigmenti, il rapporto che s’instaura con le proprie creazioni e con la gente: tutto contribuisce alla magia. Un legame per “il mestiere” e per la propria bottega che diventa una ragione di vita: un lavoro che si fa per passione, prima che per denaro, perché prevede una ricompensa interiore maggiore di quella materiale. Considero la bottega un luogo prezioso, da rispettare: un luogo in cui si crea e si impara. Il nostro è un ambiente familiare, dove il rapporto tra le persone è fondamentale, perché la tranquillità e la gioia nel fare sono le basi per una buona giornata di lavoro.
Oggi, dopo quasi trent’anni trascorsi da artigiano del legno, posso affermare con estrema certezza che è la cura dei particolari a rendere un oggetto unico. La soddisfazione maggiore è quando un cliente viene a ritirare l’oggetto ordinato e leggo nei suoi occhi che è ancora più bello di come lo aveva immaginato. La stessa soddisfazione che provavano mio padre, mio nonno e mio bisnonno prima di me.
Sono orgoglioso di questa tradizione e fiero di poter dire che oggi, a Firenze, nella bellissima Via Santo Spirito esiste ancora un luogo fatto di artigiani che lavorano il legno con passione, con la voglia di proporre ogni giorno qualcosa di nuovo ed unico ispirandosi ai criteri di bellezza artistica tramandata dai maestri del passato. Un luogo che porta il mio cognome.